Bussola · Liste

Salvare, salvarsi

Non ho buoni propositi per il nuovo anno se non uno: sopravvivere. Ma di quello che sta per finire ho una lista di cose che salvo perché mi hanno salvata, e mi auguro di trovarne ancora, di riuscire a tirare fuori dai giorni qualcosa per cui valga la pena.

#Lista delle cose salvate

  1. Michele. Che stringo per la prima volta tra le braccia dopo dieci giorni dalla sua nascita. Michele che a un mese sorrideva nel sonno. Michele che adesso sorride quando gli dico che è bellissimo, ma anche quando gli prometto che prepareremo la scacciata con la salsiccia e i broccoli. Michele che mi dorme addosso mentre penso che non potrò passare l’aspirapolvere, e va bene così. Michele che mi guarda come se fossi la cosa più bella del mondo, mentre siamo a letto e in sottofondo Sergio Cammariere canta Tutto quello che un uomo. Michele che impara presto a dormire tutta la notte. Michele e il suo odore quando affondo la faccia nel suo collo.
  2. La specializzazione. Perché mi ha dato la possibilità di concentrarmi su qualcosa di concreto in un momento in cui non riuscivo a concentrarmi su niente. Perché ho imparato cose che non sapevo e che spero mi torneranno utili in un giorno non troppo lontano. Per i lunghi sabati trascorsi a fare ogni tipo di esercitazione, e per gli oroscopi di Dino, l’allegria di Giuseppe e la dolcezza di Barbara. Perché abbiamo fatto squadra e ci siamo aiutati a vicenda, con amicizia e fiducia, con generosità, e niente di tutto questo era scontato.
  3. Il giorno in cui sono uscita con Giuditta per saltare nelle pozzanghere. E non importa se poi a casa ho dovuto cambiarle pure le mutande.
  4. La plaquette di Natale con Ludovica. Perché mi ha fatto sentire viva e mi ha regalato persone che non conoscevo, come sempre mi è successo con la scrittura.
  5. Il fine settimana trascorso a Roma. Ogni strada che ho percorso, ogni cosa che ho acquistato, ogni piatto che ho mangiato. Ogni abbraccio che ho dato, di nuovo, dopo tanto tempo.
  6. Seneca. Perché tornare a lui è trovare la pace.
  7. L’ultimo album dei Coma Cose, Un meraviglioso modo di salvarsi, che ha un titolo che suona come un augurio, e una storia che vorrei fosse anche la mia. E salvo in particolare una canzone, che ho immaginato essere stata scritta per me.
  8. La nascita di questo blog che mi costringe a scrivere e a non disperdermi nella quotidianità di giornate spesso uguali.

E poi ci sono cose che non salvo, che voglio lasciare andare: i mesi dell’abbandono, mentre aspettavo Michele, il senso di solitudine e la rabbia; i giorni strazianti tra l’otto e il diciotto agosto, consumati nell’attesa del primo abbraccio; la morte di mia nonna, che ha tagliato via un altro pezzo della mia vita bambina; certe conversazioni reali e immaginate che come una lama infuocata non smettono di aprirmi ferite; i litigi, la delusione, il dolore, la sensazione tangibile del cuore che si apre e crolla a pezzi. Tutte le macerie, tutti i resti della carneficina possano diventare il ricordo sbiadito di un incubo. Una cosa lontana che non mi appartiene più.

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