Non ho buoni propositi per il nuovo anno se non uno: sopravvivere. Ma di quello che sta per finire ho una lista di cose che salvo perché mi hanno salvata, e mi auguro di trovarne ancora, di riuscire a tirare fuori dai giorni qualcosa per cui valga la pena.
#Lista delle cose salvate
- Michele. Che stringo per la prima volta tra le braccia dopo dieci giorni dalla sua nascita. Michele che a un mese sorrideva nel sonno. Michele che adesso sorride quando gli dico che è bellissimo, ma anche quando gli prometto che prepareremo la scacciata con la salsiccia e i broccoli. Michele che mi dorme addosso mentre penso che non potrò passare l’aspirapolvere, e va bene così. Michele che mi guarda come se fossi la cosa più bella del mondo, mentre siamo a letto e in sottofondo Sergio Cammariere canta Tutto quello che un uomo. Michele che impara presto a dormire tutta la notte. Michele e il suo odore quando affondo la faccia nel suo collo.
- La specializzazione. Perché mi ha dato la possibilità di concentrarmi su qualcosa di concreto in un momento in cui non riuscivo a concentrarmi su niente. Perché ho imparato cose che non sapevo e che spero mi torneranno utili in un giorno non troppo lontano. Per i lunghi sabati trascorsi a fare ogni tipo di esercitazione, e per gli oroscopi di Dino, l’allegria di Giuseppe e la dolcezza di Barbara. Perché abbiamo fatto squadra e ci siamo aiutati a vicenda, con amicizia e fiducia, con generosità, e niente di tutto questo era scontato.
- Il giorno in cui sono uscita con Giuditta per saltare nelle pozzanghere. E non importa se poi a casa ho dovuto cambiarle pure le mutande.
- La plaquette di Natale con Ludovica. Perché mi ha fatto sentire viva e mi ha regalato persone che non conoscevo, come sempre mi è successo con la scrittura.
- Il fine settimana trascorso a Roma. Ogni strada che ho percorso, ogni cosa che ho acquistato, ogni piatto che ho mangiato. Ogni abbraccio che ho dato, di nuovo, dopo tanto tempo.
- Seneca. Perché tornare a lui è trovare la pace.
- L’ultimo album dei Coma Cose, Un meraviglioso modo di salvarsi, che ha un titolo che suona come un augurio, e una storia che vorrei fosse anche la mia. E salvo in particolare una canzone, che ho immaginato essere stata scritta per me.
- La nascita di questo blog che mi costringe a scrivere e a non disperdermi nella quotidianità di giornate spesso uguali.
E poi ci sono cose che non salvo, che voglio lasciare andare: i mesi dell’abbandono, mentre aspettavo Michele, il senso di solitudine e la rabbia; i giorni strazianti tra l’otto e il diciotto agosto, consumati nell’attesa del primo abbraccio; la morte di mia nonna, che ha tagliato via un altro pezzo della mia vita bambina; certe conversazioni reali e immaginate che come una lama infuocata non smettono di aprirmi ferite; i litigi, la delusione, il dolore, la sensazione tangibile del cuore che si apre e crolla a pezzi. Tutte le macerie, tutti i resti della carneficina possano diventare il ricordo sbiadito di un incubo. Una cosa lontana che non mi appartiene più.