Con parole tue

Parla, mia paura

Intravidi il mio sguardo in uno specchio e notai quanto fosse diverso da prima. Era lo sguardo delle donne che hanno bambini ancora piccoli, uno sguardo differente da tutti gli altri. C’erano dentro stanchezza, orgoglio, pietà, calore, rabbia e distanza. Tutto mischiato. Era uno sguardo intoccabile, impermeabile, lo sguardo di colei che sa cosa significa essere mangiati vivi.

Chi non ha figli conosce soltanto il peso della propria esistenza, non sa cosa voglia dire caricarsi addosso il peso intero dell’essere in vita di qualcun altro. Non importa se si hanno sorelle e fratelli, madri o padri anziani a carico. È diverso. Perché loro non sono passati attraverso di te per nascere, possono essere tua responsabilità, certo, ma non li hai partoriti tu. Con un figlio, non cambia se ti sottrai, se ti distrai, nemmeno se abbandoni, quel fardello non potrai posarlo da nessuna parte. Non è una valigia. Non è un pacco. È un organo interno. Un’escrescenza inestirpabile. Fa parte di te. Anche se non siete la stessa cosa.

Simona Vinci, Parla, mia paura, Einaudi

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