Bussola · Liste

Gennaio

Ph. Glen Carrie via Unsplash

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Nessun senso di colpa, non è importante per me.
Tu non stare in pensiero, è solo un finto cuore.


Gennaio, Diaframma

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I. Questo mese comincia davanti a una mafaradda. Nella cucina di Gabriella, io e Fabio seguiamo le sue istruzioni con attenzione. Sul tavolo, una ciotola di acqua calda e la semola per il cous cous. Uno dei miei piatti preferiti è un piatto che non ho mai mangiato nei primi diciannove anni della mia vita, ed è uno dei piatti dalla preparazione più lunga e laboriosa che conosca: il cous cous col brodo di pesce. Ci vogliono due giorni: uno per incocciare il cous cous e uno per cuocerlo dopo aver preparato il brodo di pesce. Questo è il primo giorno. Io e Fabio incocciamo a lungo i grani di semola che, inumiditi, solleticano i palmi. Al contrario di quanto mi aveva detto Gabriella, è un’operazione che non trovo né faticosa né noiosa. Quel gesto ripetitivo, in quella cucina che tanto spesso mi ha accolta, mi diventa subito familiare, mi fa da casa.

II. In un pomeriggio freddo e ventoso vado a fare l’aperitivo in un bar del centro con Giuditta. Sono i nostri momenti, è il nostro pomeriggio tra ragazze, come chiamiamo il tempo trascorso insieme io e lei da sole. Dopo l’aperitivo – un succo di frutta e un cabbucio – andiamo in libreria a guardare i libri per bambini. Ne prendiamo uno sull’archeologia che comprende un bastoncino per grattare delle sezioni nere tra le pagine, simulando gli scavi. I libri li guarda lei, li sceglie lei. Io mi limito a illustrarne qualcuno, le leggo i titoli che non riesce a leggere da sola, ma l’ultima parola, da quando ha coscienza, è sua. Voglio che sappia che quello spazio le appartiene, che lì può esercitare la sua libertà.

III. Seguo le indicazioni contenute nella confezione e resto in attesa per un quarto d’ora. Intanto mio padre mi parla delle sue disavventure col carrozziere. Lo seguo distrattamente perché le macchine non mi interessano, ma a mio padre piace chiacchierare, è un interlocutore formidabile, ha un’opinione su tutto, un’idea su qualunque aspetto del mondo, e di solito non la condividiamo. Stavolta, al consueto disinteresse si aggiunge questa nebbia che mi rallenta, mi intorpidisce e non mi fa capire una sola parola di quello che dice. Non c’è bisogno di aspettare il quarto d’ora, sulla striscia appaiono rapidamente due linee ben distinte. Dopo due anni di slalom acrobatici, ho preso il Covid.

IV. Ho partecipato ai primi due incontri online di Strategie Prenestine. Del primo ho parlato qui. Il secondo ha avuto per protagonista Fabio Bacà. Stavolta sono riuscita a collegarmi puntuale e ho partecipato fino alla fine. Per due ore ho avuto stampato un sorriso in faccia come non mi capitava da tempo. Dopo non sono riuscita a prendere sonno, come sempre quando faccio qualcosa che mi appassiona, che mi diverte. Tra tutte le cose che ha detto – intelligenti, interessanti – mi è rimasta impressa questa: ha cominciato a scrivere tardissimo perché per molti anni ne ha provato vergogna.

V. Sono usciti diversi libri che vorrei leggere e che si aggiungono alla lista più recente dei miei desideri. Per esempio quello di Rosella Postorino e quello di Daniele Mencarelli. Intanto ascolto La vita intima di Ammaniti, su Storytel. Lo ascolto quando devo addormentare Michele. Mi sdraio al suo fianco e faccio partire l’audio. Gli stringo una mano, mentre lui, assorto, fissa un punto incerto sul soffitto. Stiamo vicini guancia a guancia e in sottofondo la storia di Maria Cristina Palma. Si addormenta poco dopo, e spesso anch’io, così quando mi sveglio devo tornare indietro di dieci, venti, trenta minuti. Mi sembra una cosa buffa, come quasi tutto quello che faccio con lui.

Spalanca le tue porte, febbraio.

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