«Si è sempre pensato che un certo carattere fosco, una certa mentalità arsa e aggrondata delle genti siciliane corrispondesse alla terra che le ha generate. La violenza di un certo modo di fare politica non poteva che abbinarsi a queste rocce grigie e aspre e inaccessibili, a questo mare ostile e troppo prepotente, a questo paesaggio ruvido e secco, arido e mortuario, alle grandi distese di campi di grano, senza un albero, un rifugio dal sole, ai muri irti di spine, sulle cui rovine nasce l’agave che alza il suo bellissimo collo verso il cielo, in un trionfo di fioritura profumata solo nel momento straziante della sua morte».
Dacia Maraini, Bagheria
